Invecchiamento attivo, definizione e vantaggi per gli anziani e la comunità
Un concetto sempre più importante per il futuro dell’Italia e dell’Europa
Da dove nasce il concetto di invecchiamento attivo? Le origini di questo processo sono da rintracciare in un trend demografico che da anni sta caratterizzando l’Italia e l’Unione Europea.
Le statistiche parlano chiaro: la popolazione europea sta diventando sempre più anziana. Se nel 2001 la quota di persone sopra gli 80 anni era pari al 3,4%, nel 2020 raggiungeva circa il 6% della popolazione totale. Un valore quasi raddoppiato dunque, che ben si riflette sullo scenario demografico italiano, dove la quota di over 65 è pari al 23% degli individui.
Ecco allora che per prevenire le problematiche sociali ed economiche legate all’invecchiamento della popolazione è nata una riflessione strutturata sulla terza età e sulle potenzialità che può ancora esprimere. L’invecchiamento attivo rientra proprio in questo obiettivo; andiamo a scoprire in che modo.
Invecchiamento attivo: definizione
Anzitutto occorre chiedersi qual è la definizione esatta di invecchiamento attivo. Il concetto è stato introdotto nel 2002 dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) all’interno di un documento dal titolo “Active Ageing: A Policy Framework”, che lo descrive come:
il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano.
Dieci anni più tardi, nel 2012, è stato inoltre definito il cosiddetto “Active Ageing Index” (AAI), un indice europeo che si pone l’obiettivo di misurare l’invecchiamento attivo.
Com’è facile intuire, la parola chiave attorno a cui ruota questa espressione è “attivo”. Ma attenzione, perché il termine non si riferisce soltanto all’essere fisicamente o lavorativamente attivi durante la terza età, bensì abbraccia una rosa di significati più ampi. Vediamo quali.
Qualche esempio di invecchiamento attivo
Quando parliamo di invecchiamento attivo dobbiamo partire dal presupposto che ogni persona anziana può avere un ruolo partecipativo nella società, anche nel caso in cui non lavori più o sia portatore di una disabilità o patologia.
Per attività si intende pertanto in questo caso la partecipazione alla vita civile, sociale, economica e culturale di una comunità, in contrasto con una vita ritirata e avulsa dalla società.
Qualche esempio? Si può essere attivi sia nella sfera privata che in quella pubblica, a seconda delle inclinazioni personali. Se si desidera dare il proprio contributo alla comunità si può fare volontariato, dedicarsi a un lavoro, iscriversi a un corso di formazione, sostenere una causa o semplicemente intessere relazioni sociali. Mantenersi attivi dal punto di vista personale può significare invece coltivare un hobby, fare sport, viaggiare oppure fare i nonni e dedicare del tempo ai propri nipoti.
I benefici sull’individuo e sulla società
Perché l’invecchiamento attivo è così importante? La prima risposta alla domanda è da ricercare nei benefici che invecchiare attivamente porta all’individuo, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Possiamo considerare questo processo quindi come uno strumento di prevenzione finalizzato a migliorare lo stato di salute e in generale la qualità della vita della persona anziana.
Ma questo non è l’unico vantaggio che possiamo attribuire all’invecchiamento attivo. L’anziano che si impegna a favore di sé stesso, della propria famiglia e della propria comunità gioca infatti anche un ruolo fondamentale per la società in cui vive.
In primo luogo perché, come abbiamo appena visto, invecchiare attivamente aumenta le probabilità di rimanere in salute fino a un’età avanzata: ciò comporta dunque un minor peso economico del singolo sulla società, dovuto al minor consumo di farmaci e a una spesa inferiore per l’assistenza sanitaria (ad esempio per i ricoveri ospedalieri o per l’uso di protesi). Un vantaggio non da poco dato il progressivo invecchiamento della popolazione a livello italiano ed europeo.
Inoltre, i benefici si evidenziano anche sulle famiglie da cui gli anziani provengono. Pensiamo ad esempio alla cura dei nipotini, che per i genitori significa maggiore tempo a disposizione da dedicare a se stessi e al lavoro, oltre che un risparmio su eventuali baby sitter. Più in generale, mantenersi autonomi anche in tarda età riduce anche l’impegno in termini di tempo, energie e denaro da parte del proprio nucleo familiare nei confronti della persona anziana, contribuendo a un maggior benessere per l’intera famiglia.
Cosa può favorire l’invecchiamento attivo?
Dal momento in cui è cresciuta l’attenzione verso il concetto di invecchiamento attivo, le regioni italiane hanno avviato progetti specifici volti a incentivare tale processo.
A livello di comunità, un elemento che può incidere sull’invecchiamento attivo è la presenza di servizi adeguati nel territorio in cui si vive. Un esempio è la possibilità di accedere a strutture e servizi sanitari in grado di fornire assistenza di qualità, e reperire facilmente informazioni sui programmi di prevenzione delle patologie fisiche o mentali, ad esempio tramite opuscoli e screening periodici.
Per favorire l’invecchiamento attivo è essenziale poi il contributo personale dell’individuo. Pensiamo per esempio alla sua propensione verso uno stile di vita sano, all’attività fisica e alla prevenzione appunto, ma anche alla sua capacità di crearsi una rete di conoscenze e di relazioni che lo accompagnino nella quotidianità.
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